L’importanza della scuola calcio e del settore giovanile. Intervista ad Andrea Rosa e Gian Luca Rubin

Nel calcio moderno si tende sempre più spesso a notare e dare spazio a chi dimostra sin da subito qualità e talento, spesso non curandosi del fatto che potrebbero esserci dei campioni che hanno bisogno di più tempo e maggiori stimoli prima di emergere.


Ma in casa PSG il calciatore del futuro è frutto del lavoro svolto fin da quando era solo un bambino che si divertiva a correre con il pallone tra i piedi, pur sbagliando tutti i tiri fondamentali. La Scuola Calcio e il settore giovanile del PSG mirano a formare i bambini e i ragazzi. Ma anche a farli divertire, appassionare e crescere, in modo che emergano nel tempo e siano consapevoli e responsabili delle proprie capacità.


Il ruolo di Scuola Calcio e settore giovanile. Educazione e divertimento per formare il calciatore del futuro


«Al giorno d’oggi il mondo del calcio non è semplice. Si dà sempre troppa importanza ai risultati e alle classifiche – racconta Andrea Rosa, responsabile della Scuola Calcio del PSG – Io gioco a calcio da quando ho memoria, ma dopo le ultime esperienze non avevo più la giusta motivazione. Per fortuna sono arrivato al PSG, dove ho abbracciato con entusiasmo il progetto, ma soprattutto la loro visione, rispecchiandomici appieno.»

Da sinistra: Gian Luca Rubin e Andrea Rosa


Nella scuola calcio del PSG la parola chiave è divertimento. «Ai nostri bambini parliamo sempre di gioco e divertimento, insegnando loro la bellezza e la fortuna che si ha nel poter stare insieme a giocare. I bambini devono giocare con il sorriso. Questo per noi è molto importante. Lo sport non dev’essere un obbligo o un’imposizione e avere dei bambini felici ed entusiasti li porterà ad amare il calcio sempre di più.»


Oltre al divertimento e all’essenza del gioco, un altro fattore molto importante è l’aspetto educativo. Ai bambini viene insegnato il lato sano della competizione, compreso il rispetto per i compagni e per gli avversari. «L’avversario non è un nemico, ma solo un gruppo di altri bambini che giocano in una squadra diversa dalla nostra. Senza non potremmo giocare e stare assieme, ragione per cui alla fine della partita si è tutti amici.»


Imparare a crescere assieme


Una volta che i bambini escono dalla scuola calcio e vengono inseriti nelle varie categorie, lo step successivo è crescere assieme a loro. «Lavorando con i bambini è inevitabile accompagnarli nel tempo anche nella loro crescita calcistica, ma soprattutto personale – spiega Gian Luca Rubin, responsabile tecnico del settore giovanile. Una volta arrivati nel settore giovanile, inizia un lavoro di transizione da bambino a ragazzo e di conseguenza anche a livello calcistico, dove si inizia a dare un po’ più peso alla competizione e ai risultati.»


Uno degli obiettivi principali della scuola calcio targata PSG è di formare dei bimbi pensanti, a cui non viene imposto cosa fare e come farlo. Al contrario, viene spronato a pensare e a chiedersi cosa potrebbe fare e in che modo.

«Grazie al metodo della nostra Scuola Calcio, da noi arrivano ragazzi consapevoli e autonomi – prosegue Rubin. Crescere assieme significa che noi li mettiamo nelle condizioni giuste per far sì che emergano le loro qualità migliori. Il nostro compito è anche di tenere l’umore alto, dando importanza agli aspetti positivi soprattutto nelle situazioni difficili. In questo modo i ragazzi sono in grado di riconoscere gli errori commessi sul campo e capire da soli come risolverli.»


In casa PSG i risultati non sono un obiettivo, ma bensì una conseguenza del lavoro svolto, dell’impegno e della crescita.

«Noi fungiamo da imbuto per la prima squadra e questo deve essere uno stimolo in più per lavorare assieme e migliorarsi. Pur avendo la consapevolezza che non tutti potrebbero arrivarci.»