«Vi racconto le Cipolline, la mia squadra del cuore»
Abbiamo chiesto a Luigi Garlando, autore della serie di libri più amata dai giovanissimi, di spiegarci come è nata l’idea di narrare le vicende di Champignon e dei suoi ragazzi campioni di fairplay
Milanese, vicedirettore della Gazzetta dello Sport, da quasi quindici anni Luigi Garlando racconta le avventure delle Cipolline, una squadra amata da tutti, grandi e piccoli, che è diventata un grande successo editoriale e un esempio di buona letteratura per ragazzi.
Garlando, come e quando è scattata la scintilla?
«Era il 2006 e mi era capitato di vedere alcune gare di calcio giovanile e di notare diversi aspetti negativi, fuori e dentro il campo. Così mi era venuta voglia di mettere in evidenza qualche buon esempio. Avevo appena scritto il mio libro “Da grande farò il calciatore” e l’editore Piemme mi chiese di pensare a una serie attorno a quel tema».
E le cose sono andate subito bene.
«È stato un successo pazzesco con numeri incredibili. Ora siamo arrivati a quasi due milioni di copie vendute. In quattordici anni ho scritto 64 libri oltre a 9 Supergol (che sono episodi più lunghi) e anche uno spin-off dove le Cipolline diventano giornalisti. In totale sono quasi cento libri».
Che cosa ti dicono i lettori? Che cosa vorrebbero trovare nelle tue storie?
«Nuove trame, nuovi amori. Ma le sorprese maggiori arrivano da quei genitori che mi dicono che grazie al calcio i loro figli hanno iniziato a leggere libri».
Il calcio può tutto.
«Era paradossale che non ci fosse questo filone dedicato ai tanti ragazzi che iniziano a giocare. Però arrivato al libro numero 50 mi sentivo stanco e avevo deciso di smettere, poi certi messaggi d’amore mi hanno spinto a continuare. E sono ancora qua».
Il messaggio che più ti è rimasto nel cuore?
«Quello di un papà con un figlio autistico al quale i medici avevano detto senza mezze misure: si scordi che suo figlio possa leggere libri. Invece, le Cipolline hanno fatto il miracolo. E questi sono risultati che, lasciamelo dire, valgono più di un Pulitzer».
Figli di calciatori che leggono i tuoi libri?
«I figli di Buffon so che li hanno letti tutti, ora magari hanno smesso. Erano fedelissimi anche i figli di Perrotta e Ferrara».
Iniziative legate al calcio attraverso le Cipolline?
«Con il Chievo c’era l’idea di fare qualcosa perché quella gialloblù per le sue caratteristiche poteva essere una squadra “cipollina”… Poi negli anni si sono svolti alcuni camp estivi dedicati alle Cipolline, dove i ragazzi prima leggono, poi si allenano e giocano».
Prossime novità?
«In occasione del cinquantesimo numero è uscito uno speciale dove le Cipolline hanno celebrato i dieci anni di attività. Quei ragazzi protagonisti delle storie sono diventati ventenni e così ora c’è una nuova generazione. Alcuni giocheranno nel calcio a cinque. E poi entrerà in scena una squadra femminile, al centro dell’attenzione proprio come sta accadendo nella realtà. E si uniranno alla compagnia nuovi personaggi: un rapper, uno youtuber… Tutti personaggi che i ragazzi amano».