«Non rovinate la magia del calcio!»
Claudio Marchisio – in esclusiva per il primo numero di PSG Magazine – ci ha raccontato la sua visione dello sport che lo ha fatto innamorare da bambino. Con un messaggio per tutti i genitori…
Il testimonial del primo numero di Psg Magazine è davvero un personaggio d’eccezione: Claudio Marchisio. Nato a Torino ma cresciuto nel Chierese, tra Andezeno e Cambiano, da piccolo è entrato già a sette anni nel settore giovanile della Juventus, dove ha superato una dopo l’altra tutte le tappe – passando per riconoscimenti personali e titoli di squadra – fino a conquistare la Juve dei grandi in pianta stabile.
Il suo debutto è avvenuto nell’anno della serie B, quando assieme all’altro esordiente Giovinco ha saputo ritagliarsi uno spazio sempre più importante. Nella stagione successiva il prestito ad Empoli, sempre assieme al compagno Giovinco, unico campionato con colori diversi dal bianconero prima di tornare alla base. Con un ruolo sempre più importante e un’identità riconoscibile: soprannominato Principino per l’eleganza fuori e dentro il campo, ha saputo lasciare il segno anche in Nazionale diventando uno dei centrocampisti più forti al mondo. Oggi ha intrapreso una nuova esperienza, sportiva e umana. Si è trasferito assieme alla famiglia a San Pietroburgo, in Russia. In questa bellissima città ha avviato un capitolo inedito della sua carriera che arricchirà ulteriormente il suo bagaglio culturale. Nel frattempo si è già distinto come uno dei calciatori più attivi sui social, capace di prendere posizioni su vicende di cronaca e problemi sociali. Nel rispetto dell’etica e dei valori appresi in tanti anni di sport. Decisamente il personaggio giusto per tenere a battesimo la nascita di questa nostra iniziativa.
Marchisio infatti si schiera dalla nostra parte per un calcio più educato e umano. In particolare, quando gli chiediamo quale consiglio vorrebbe dare ai ragazzi delle giovanili che inseguono il sogno di diventare calciatori, ci risponde senza esitare: «Se posso dare un consiglio ai genitori prima ancora che ai ragazzi, dico sicuramente che dovrebbero vivere il calcio per quello che è, cioè un gioco. Che per me resta sempre il gioco più bello del mondo. La forza del calcio, come di tutti gli sport, sta nella capacità di eliminare le barriere, rafforza amicizie che sono in grado di durare per sempre». A questo proposito il centrocampista dello Zenit ci confida: «Hai mai notato che molto spesso, anche quando sono trascorsi molti anni, se incontri per strada un tuo ex compagno di squadra, nonostante tutto all’improvviso il tempo sembra non essere mai passato? Un compagno di squadra rimane per sempre e questa sensazione di far parte di un gruppo è davvero molto bella». Si tratta di un’annotazione che ogni addetto ai lavori non potrà che condividere: anche questo fa parte della magia del calcio. Ma è anche una magia da preservare, come tutte le cose di valore. Abbiamo chiesto a Marchisio che cosa bisogna fare per eliminare dalla bellezza di una partita quel contorno che a volte stona, le parole fuori luogo, gli insulti e le offese, fino alla violenza, anche sui campi dei più giovani: «Sarebbe troppo lungo spiegare che cosa secondo me si dovrebbe fare – spiega Claudio – per evitare episodi spiacevoli come le risse tra genitori, gli insulti e tutto ciò che a volte accade proprio alle partite dei più piccoli. La domanda che mi viene spontaneo rivolgere a queste persone é: davvero volete rovinare la magia dello sport in questo modo? Ma soprattutto, davvero volete farlo davanti ai vostri figli?».
Domanda che giriamo a tutti gli interessati. E nel frattempo, meglio tornare al calcio vero, alle questioni tecniche. Marchisio forse conosce il segreto per diventare campioni nel calcio. Qual è il dettaglio che oggi può fare la differenza sulla strada che porta a una carriera da campione? «C’è un aspetto secondo me che deve essere curato maggiormente, cioè la testa. Oggi il calcio, a qualsiasi età venga praticato, va molto veloce. E la capacità di pensare rapidamente è senza dubbio un valore aggiunto pari alla tecnica e alla fisicità».
LUCA BORIONI