Ma il vero virus del calcio è quello della maleducazione

Stop all’attività, buona occasione per meditare su quanto accade nel settore giovanile. Ancora troppi gli episodi di intolleranza o violenza. Il peggio è rappresentato dai dirigenti che cercano di giustificare la loro pessima condotta

Anche il calcio giovanile si è fermato per il piano di prevenzione del contagio da Coronavirus. Si tratta di una buona occasione per meditare sullo stato di salute del nostro sport.

Noi del Psg stiamo portando avanti una campagna di sensibilizzazione per un calcio educato, senza violenza, a partire dal settore giovanile dove gli adulti – in qualità di educatori – sono chiamati al rispetto di norme etiche e di buon senso.

Ma questo purtroppo accade molto raramente se è vero che, nel settore giovanile, gli episodi di intolleranza o violenza sono da addebitare tutti ai genitori-dirigenti a contatto con i ragazzi durante l’attività sportiva, oppure ai genitori-tifosi sugli spalti.

 «C’è un clima – afferma il presidente Massimo Maidache non mi piace affatto. L’ipocrisia generale regna sovrana e i dirigenti di troppe squadre giovanili assecondano comportamenti scorretti invece di correggerli».

Succede spesso e basta andare a leggere i comunicati del giudice sportivo dal campionato Under 19 fino alle categorie dei più giovani. Ci sono spesso allenatori che oltraggiano l’arbitro prima dalla panchina e poi – dopo l’espulsione – lo minacciano da dietro le recinzioni. E così anche dirigenti addetti agli arbitri (si fa per dire), i massaggiatori eccetera… Osserva Maida: «In campo gli arbitri sono giovani come i giocatori, però vengono messi spietatamente sotto pressione da tutto l’ambiente». Vedi recente partita (Pianezza-Barcanova Under 14) sospesa per insulti razzisti e poi rigiocata per presunta “inadempienza regolamentare del direttore di gara”.

Come se le responsabilità maggiori non siano dei dirigenti-adulti (sempre si fa per dire): «Sono quelli – concorda Maida – che magari fanno i cori contro gli avversari nel loro spogliatoio saltando assieme ai ragazzini».

Fatti realmente accaduti e che, purtroppo, probabilmente accadranno ancora. Perché c’è chi dice che «nel calcio sono cose normali» e c’è chi minimizza tagliando corto «non è successo nulla di grave». Oppure chi cede al vittimismo: «Non siamo noi i cattivi».

Non è questa la strada giusta per un calcio educato e sano, che torni a essere divertente per tutti. Aggiunge Maida: «Il problema è che in certi momenti di rabbia esasperata può anche accadere qualcosa di grave. E se accadrà, sarà un disastro».