Fare calcio a Riva di Chieri: il ruolo di PSG e altre storie
Le precisazioni del nostro presidente Massimo Maida sulla questione della convenzione che regola l’uso del campo Garrone a Riva:
Nonostante la lunga telefonata con il giornalista del Corriere, che mi chiedeva un parere in merito all’articolo pubblicato la settimana precedente con cui si annunciava la nascita di una nuova Associazione calcistica a Riva, quello che è uscito questa settimana non rispecchia “quasi” per niente i miei (o meglio, direi quelli della comunità PSG) pensieri. Dopo la lunga telefonata, pensai anche di scrivere e inviare al giornalista una sintesi delle cose dette, allo scopo di essere certo non sfuggisse il vero senso delle mie parole. E così feci, ma visto il pessimo risultato ottenuto, non mi resta che affidare ai nostri canali di comunicazione la stessa nota sintetica, affinché la comunità PSG posso leggere (e semmai condividere con altri) il vero pensiero che ho creduto di esprimere in rappresentanza di tutti. Per alcuni, magari gli Associati più recenti che non conoscono la storia, questa comunicazione potrebbe risultare incomprensibile, ma potrà essere comunque utile per capire meglio chi siamo e come lavoriamo. |
QUAL E’ LA VERITÀ?
La Convenzione che regola la gestione del campo Garrone prevede alcune rilevanti agevolazioni riservate alle Associazioni calcistiche rivesi. Sette anni fa, al momento della stipula, gli amministratori comunali, lungimiranti e corretti, avevano pensato di dare un connotato “privatistico” alla Convenzione e, cioè, la possibilità di fare investimenti per il privato e trarne legittimo profitto, ma, allo stesso tempo, di riservare un utilizzo gratuito e agevolato proprio alle Associazioni calcistiche rivesi, a favore della comunità rivese.
Noi del PSG non abbiamo mai avuto la possibilità di accedere a queste agevolazioni (non sapendone l’esistenza reale), e appena abbiamo richiesto qualche settimana fa – tramite formale comunicazione inviata per posta elettronica certificata – di volerne beneficiare per la prossima stagione, in base appunto alle disposizioni previste in Convenzione, ecco la “giravolta buonista” del privato, che per continuare a perseguire il proprio obiettivo (cioè fare profitto), ha la necessità di aggirare quelle disposizioni contenute nella Convenzione che risulterebbero di ostacolo nel perseguimento dell’obiettivo “capitalistico” (per così dire …) del contratto.
Ecco quindi la folgorazione di natura “sociale”! «Pensare a quei poveri bimbi rivesi ….». Dopo sette anni di profittevole gestione, e solo dopo la minaccia rappresentata dall’applicazione di una norma contenuta nella Convenzione, una volta venuto alla luce il contenuto della norma stessa, il privato scopre la sua sensibilità sociale verso specificatamente proprio “i bimbi rivesi”. Ecco quindi improvvisamente la strategia di rifarsi la faccia e presentarsi con la natura associativa che garantisca quella qualifica necessaria per ottenere le stesse agevolazioni.
Quindi, noi PSG non viviamo questo episodio riportato dal giornale come una «concorrenza». Noi siamo un’Associazione sportiva dilettantistica non a scopo di lucro (come recita il nostro originario oggetto sociale), siamo diventati Scuola Calcio d’Élite, ottenendo tale selezionata qualifica (solo circa 60 società su 500 lo sono del Piemonte e della Valle d’Aosta) grazie ai metodi formativi e di condotta morale che sono stati certificati dalla Federazione Italiana Gioco Calcio (FIGC). La qualifica Scuola Calcio d’Élite infatti non viene rilasciata a seguito di risultati sportivi, bensì in base ai metodi di formazione tecnica ed educativa, applicati dall’Associazione sportiva e dai suoi collaboratori.
Ecco perché non percepiamo alcuna situazione «di concorrenza» con il progetto nato da un’improvvisa e irresistibile passione tra una società privata, che ha nella sua natura costitutiva il perseguimento del profitto tramite l’affitto della struttura ottenuta in Convenzione, e una società torinese di calcio che ha un obiettivo (citazione dal loro sito): «Vogliamo diventare uno dei principali serbatoi per le squadre professionistiche» … (anch’essa evidentemente folgorata da una sensibilità sociale improvvisa verso «i poveri bimbi rivesi»). Al di là quindi delle mosse strategiche dettate dell’esigenza di aggirare le norme contenute nel testo della Convenzione, non c’è molto da aspettarsi per «i poveri bimbi rivesi che non sanno dove andare a giocare a calcio …, senza pressioni e … dove giocano tutti non solo i più bravi … » (forse hanno in testa anche un altro “serbatoio”, cioè non solo quello destinato alle società professionistiche).
Se fossero sinceri, cioè non avessero secondi fini, sembrerebbero “extraterrestri” arrivati dallo spazio a Riva senza aver ricevuto informazioni del pianeta dove sono atterrati. Nessuna concorrenza davvero, troppo diverso il contesto e troppo diverso il ruolo che abbiamo nella realtà sociale.
Una sola cosa, tra tutte, ha disturbato davvero: la citazione «far rivivere lo spirito del vecchio San Giuseppe» … Nessuno di noi, nonostante la fusione sportiva di tre anni fa tra Pino Calcio e Sangiu, ha mai avuto la presunzione e il coraggio di appropriarsi di quel valore incredibile di aggregazione che abbiamo trovato nel Sangiu. Noi non abbiamo mai osato affermare – per rispetto delle persone che con il loro impegno quotidiano, durante lunghissimi anni di attività sociale vera, hanno costruito lo “spirito Sangiu” – di farlo rivivere. Primo perché non è mai morto, e quindi non si può far rivivere una cosa ancora viva e splendida, secondo perché sono quelli che si avvicinano allo “spirito Sangiu” che semmai ne traggono beneficio, grazie al positivo contagio che diffonde. Noi Associazione PSG siamo migliorati grazie a ciò che abbiamo trovato al Sangiu, e grazie a quei valori, abbiamo imparato molto e oggi siamo fortunati e orgogliosi di averlo come patrimonio dell’Associazione.
Ma che nessuno, prima semmai di “sciacquarsi la bocca”, pensi di arrivare a sfruttare questo patrimonio culturale, per rifarsi la faccia, appropriandosi senza meriti del lavoro e della dedizione di molte persone. Alcune delle quali, vive e ancora in prima fila, che donano tutti i giorni il loro tempo e la loro passione a favore dei giovani rivesi. Noi ringraziamo queste persone per quello che fanno e perché tutti i nostri associati e i nostri collaboratori possono avere educativi esempi di luminosità sociale davanti ai loro occhi.