Raviolo: «Lo sport è la medicina migliore in questo periodo»
1. In linea con gli altri tecnici, abbiamo cercato di mantenere costante il contatto con i ragazzi, coinvolgendoli in videochiamate di squadra nelle quali si affrontavano svariati argomenti: approfondimenti su sedute tecniche, proposte tecniche su calci piazzati e altro. Abbiamo creato anche una serie di “rebus” e lavori da fare a casa in collaborazione con i compagni. Questo ci ha permesso di alimentare costantemente la complicità tra i giocatori e far sentire tutti loro parte di un progetto che va oltre l’aspetto tecnico e pratico del calcio.
2. Non è stato facile nel primo lockdown perché come in ogni situazione bisogna cercare e trovare sempre nuovi stimoli e dopo i primi mesi la “novità” iniziava ad essere vissuta con meno entusiasmo. Nonostante tutto i ragazzi che allenavo la scorsa stagione (2005) hanno risposto benissimo e questo ha rafforzato ancor di più il pensiero che fosse veramente un gruppo compatto e in crescita. Quest’anno la DAD è durata poco per fortuna e siamo passati a fare allenamenti rispettando i protocolli, anche in questo caso i ragazzi (2006) partecipano con voglia e serietà ed è un vantaggio per tutti.
3. In linea di massima direi tutti, ma penso che in cima metterei l’aspetto emotivo di ogni singolo ragazzo. Come tutti stanno attraversando una fase storica particolare che lascerà un qualcosa in ognuno di noi.
Lo sport di squadra in questo caso penso sia la medicina migliore.
Beh sì, il PSG è senza dubbio la “farmacia” migliore in assoluto 😉4. In un momento come questo i ragazzi devono continuare a sentirsi parte di un gruppo, di una squadra, e all’interno di questo contesto sentirsi responsabili, per sé e per gli altri, di qualcosa che hanno fatto insieme e che deve continuare. Presto ricominceranno a vivere per quello che facevano prima e il fatto di non abbandonare un’idea di appartenenza farà in modo che questo periodo possa essere più leggero nel momento in cui è condiviso con gli altri.